Chiesa di Santa Maria del Casale (ruderi)

Ultima modifica 9 luglio 2018

Santa Maria: toponimo che evoca l’antico casale medievale posto poco a nord di Avetrrana e soprattutto le rovine di un’antica chiesa, un tempo parrocchiale, frutto della pietà dei nostri avi che in tempi remoti abitarono quel villaggio. Residui di affreschi murari, sepolture, reperti numismatici e tracce di frequentazione umana con materiale attribuibile ad un arco di tempo compreso tra il XII e il XIV secolo (oltre a frammenti ceramici neri ascrivibili al periodo ellenistico), rendono ancor più chiara l’idea di quanta memoria, quanta storia conservano quei silenziosi ruderi preda degli agenti atmosferici oltre che dell’incuria e caduti nell’oblìo più assoluto. Nonostante le ricerche storiche abbiano rivelato la grande importanza storico-culturale che questo sito riveste esso è stato comunque abbandonato al proprio destino privando Avetrana di un pezzo della sua storia. Non solo ogni appello dell’Associazione Archeoclub per lo studio, il recupero e la salvaguardia di quel bene culturale è caduto praticamente nel vuoto. Tutto ciò avrebbe meritato, da parte delle autorità civili e religiose preposte, quanto meno un doveroso intervento di tutela e di consolidamento di quei resti murari nonché un vero e proprio studio sul terreno che avrebbe potuto permettere di ricostruire a grandi linee l’evoluzione storica dell’antico villaggio che in quell’area era ubicato. Sono trascorsi più di 40 anni da quando sul finire degli anni ’60 un gruppo di giovani studenti avetranesi scoprirono le rovine di un antico edificio posto poco a nord del centro abitato. Dai racconti dei genitori e dei nonni avevano appreso dell’esistenza di una vecchia cappella che anticamente sorgeva fuori l’abitato. Altro non sapevano se non il nome: “Santa Maria del Casale”. Stuzzicati da una naturale curiosità i nostri vanno ad osservare ed esplorare da vicino i misteriosi ruderi. Giunti in loco si accorsero subito che all’interno del perimetro dell’edificio vi era un’altra cerchia di mura tanto che tra l’una e l’altra si era creata una specie di intercapedine che risultava colma di detriti. L’impresa si presentava ardua ma i nostri non si persero d’animo. E furono per così dire premiati. Infatti rimossi i primi detriti riaffiorò (tra lo stupore e la meraviglia crediamo dei presenti) un frammento di affresco murale e più precisamente un’ala di quello che più tardi, e con una documentazione più dettagliata, si rivelò essere il leone alato di S.Marco. Ben presto però l’istinto lascia il posto alla razionalità per cui dopo la scoperta essi rioccultarono quanto rinvenuto. Che cosa poteva voler dire la cerchia muraria interna? La risposta forse più plausibile è che essa fosse la traccia di un fabbricato rurale che un tempo eretto all’interno dell’area dell’antica chiesa e che involontariamente e fortunatamente agì da protezione nei confronti delle preziose pitture che rimasero così conservate e preservate dalle intemperie. Qualche tempo dopo iniziarono i primi lavori di pulitura interna per avere una cognizione più completa degli affreschi esistenti all’interno. Ultimata questa fase qualcuno pensò bene di scattare delle foto:tra i primi il prof. Bruno Leo, il sig. Franco Caforio e il sig. Pietro Scarciglia. • Il casale Ben poco , sulla storia di questo casale ci documentano le carte , solo mere ipotesi salvo citazioni che provengono da documenti risalenti non oltre il 1601 , periodo nel quale questo casale tende a spopolarsi . Le uniche certezze provengono dalle indagini svolte sul terreno , le quali ci attestano prima in maniera occasionale (rinvenimento di selci ) poi via via più frequenti di un insediamento abitativo. Frammenti ceramici , in verità assai sparsi , testimoniano presenze intorno ai primi secoli a. C , infine senza soluzione di continuità un insediamento che partendo dal IX secolo giunge fino al XVII. Dallo Status Animarum del 1654 si apprende che Santa Maria del Casale è ancora abitata da due anziani coniugi. Circa un’eventuale passaggio ipogeo che anticamente avrebbe collegato il complesso fortilizio con la Chiesa di S. Maria del Casale, ubicata extramoenia lungo l’antica strada Avetrana – Oria, è stata raccolta tempo fa la testimonianza del sig. Giovanni De Franco, scomparso nel 1999. Raccontava il De Franco che durante le passeggiate che egli era solito intrattenere con il sac. Don Arturo Mazzei (1887-1956), quest’ultimo un giorno gli accennò l’esistenza di un antico sentiero sotterraneo che dal Torrione conduceva alla chiesetta di S.Maria. Non ricordava altro il De Franco ma attraverso ricerche effettuate in loco nei dintorni della chiesetta è stato possibile rinvenire una qualche traccia del tunnel ipogeo. • La Chiesa Santa Maria è stata per diversi secoli la prima chiesa parrocchiale di Avetrana. Al suo interno trovavano posto sei altari (tre per ogni lato) e l’altare maggiore. Attraverso i documenti relativi alla visita pastorale di mons. Borghese (1595), apprendiamo la sua struttura interna: la chiesa aveva oltre all’altare maggiore altri 6 altari: della Natività, dell’Annunciazione, della Visitazione, dell’Assunzione, dei SS. Pietro e Paolo e di S. Maria Maddalena. Ad essa era annesso un beneficio istituito nel 1601 da don Orlando de Mauro e intitolato ai SS. Pietro e Paolo. Un piccolo campanile a vela completava la sua struttura architettonica. La chiesa costruita con l’elemosina dei fedeli aveva un campaniletto, quattro finestre, una sola porta d’ingresso e una piccola casa per il custode. Tralasciando gli scarsi riferimenti che si ottengono dalle visite pastorali, possiamo affermare che le attuali rovine della chiesa di Santa Maria del Casale sono databili intorno al XVI secolo. Notevole era sul lato destro dell’edificio la rappresentazione del Leone di San Marco (ora non più visibile), prova evidente di un influsso veneto nelle nostre zone come del resto si ricava dalla storia del XVI secolo. Documenti diocesani del 1688 riferiscono di S. Maria ben ornata e dotata di tutto il necessario per la celebrazione della sacra liturgia. Nel 1721 il vescovo oritano mons. Labanchi rinviene in Santa Maria gli altari in pessime condizioni e spogli di tutto il necessario per il culto divino. Urgentemente e rapidamente riattata il successivo visitatore Salvatore Vismandi nel 1729 la trova in buono stato di conservazione. Dalla seconda metà del XVIII secolo, con l’ultimazione della chiesa parrocchiale e lo spopolamento del villaggio, S. Maria non più frequentata viene abbandonata e chiusa al culto e tra il 1787 e il 1802 una campana viene trasportata nella nuova chiesa parrocchiale intitolata a S.Giovanni Battista. All’interno dei ruderi dell’antica chiesa sono state rinvenute strutture murarie di un ricovero (secc. XIX-XX). Furono proprio queste strutture a coprire, proteggere miracolosamente gli affreschi e consegnarli ai giorni nostri. E proprio rimovendo casualmente tali conci che, poco più di trent’anni fa, un gruppo di giovani scoprì e riportò alla luce dal buio dei secoli i preziosi affreschi. Tra il 1985 e il 1986 venne fatta un’accurata pulizia dei detriti e del materiale di riporto accumulato nel tempo e sono venuti alla luce l’antica planimetria, tracce di pavimento e altri interessanti affreschi sui muri perimetrali. Nel 1997 i volontari della locale associazione Archeoclub durante gli ennesimi lavori di pulitura interna ed esterna hanno rinvenuto nelle vicinanze della chiesetta una struttura sepolcrale semipogea di chiara origine medievale, probabilmente di epoca bizantina. Quest’ultimo intervento riportò alla luce la zona absidale, importanti frammenti architettonici e ceramici oltre a reperti numismatici bizantini. Oggi le pitture murarie sono state pressoché cancellate dagli agenti atmosferici che hanno anche contribuito a frequenti distacchi di conci tufacei.