Cappella di San Biagio (ruderi)

Ultima modifica 9 luglio 2018

La traccia più antica relativa al culto di San Biagio in Avetrana è costituita dalla presenza di una cappella (costruita probabilmente nel XVI secolo e oggi rudere) dedicata al santo, poco fuori l’abitato, lungo l’antica strada che conduceva ad Oria. Sui resti murari che ne sopravanzano si scorgono numerose croci e calvari graffiti. Costruita con le elemosine dei fedeli ma sotto il patronato dell’Università, ogni anno il 3 febbraio vi veniva celebrata una messa solenne in onore del santo con grande partecipazione popolare. Mons. Camillo Borghese nel 1595 la trovò in condizioni di estremo degrado, senza altare, e senza l’immagine del santo. Ragion per cui le reliquie venerate del santo furono trasferite nell’attigua chiesa di Santa Maria del Casale. Al tempo stesso al comune venne affidato il compito di provvedere alla riattazione della cappella. Ma la situazione non migliorò. Infatti Mons. Fornari nel 1603 trovò l’altare in pessime condizioni e proibì la celebrazione della messa fino a quando non fosse stato degnamente ornato. Ignorata poi da mons. Ridolfi nel 1629, ricompare poi con mons. Parisi (1638) nell’elenco delle cappelle fuori le mura. Nella visita del 1647 dello stesso vescovo venne fatto obbligo di celebrare nella cappella una messa nel giorno della festa del santo. Infine nel 1706 mons. Francia scrive che della cappella aveva cura il sacrestano della chiesa di S. Maria il quale provvedeva a chiuderla al tramonto del sole. L’occorrente per la celebrazione della messa era preso dalla vicina chiesa. Al di là comunque di questa breve divagazione storica la presenza già nel XVI secolo di una cappelletta dedicata al santo testimonia la presenza di una devozione particolare verso il vescovo di Sebaste anteriormente a quella data. Ma nonostante questo retroterra storico scorrendo i registri più antichi dell’archivio parrocchiale (nella fattispecie quelli relativi ai battesimi risalgono al XVI secolo) ci si accorge che paradossalmente sono pochi i bambini tenuti a battesimo col nome Biagio, più numerosi invece, appaiono quelli col nome Antonio. Nella storia religiosa di Avetrana si assiste per lunghi tratti di tempo ad un doppio patronato: nel 1747 nella relazione dell’arc. Briganti è S. Antonio ad essere definito “..protettore della Terra della Vetrana” ; tuttavia dai verbali dei vescovi oritani figura come patrono ora S. Antonio di Padova ora S. Biagio riconoscendo il primo come protettore maggiore e l’altro protettore minore (1774 mons. Celaja) ; o ancora i due santi risultano addirittura compatroni. Anche S. Antonio infatti godeva in Avetrana di una profonda devozione religiosa essendo stata fondata nel XVI sec. una confraternita intitolata al santo di Padova. Non solo: nella chiesa parrocchiale è tutt’ora conservata un’antica statua in pietra dello stesso ascrivibile al secolo XVII. Con la scomparsa sul finire del XVIII secolo della confraternita di S. Antonio di Padova il culto di S. Biagio prese il sopravvento intorno al 1766 quando il prelato oritano De Los Reyes registra per la prima volta nella nuova chiesa parrocchiale la presenza di un altare lungo la navata del SS.mo Sacramento dedicato a San Biagio corredato da un’immagine dipinta in tela, sul cui dossale compare anche una breve iscrizione latina: “Protector tuus ego sum” [sono il tuo protettore] a testimoniare l’avvenuto sopravvento del culto di S. Biagio su quello di S. Antonio, motivo per cui la cappella venne progressivamente abbandonata e chiusa al culto. Esiste nella chiesa matrice di Avetrana una pregevole statua in cartapesta, del santo di Sebaste, realizzata per volontà dell’amministrazione, Deliberazione Decurionale 17/08/1857, col ricavato di oblazioni volontarie e dalla vendita del letame. Venne quindi collocata nell’altare omonimo che era di patronato del comune. Fu restaurata una prima volta nel 1906 e poi ancora insieme alla basetta nel 1981. Oltre ad essa vi è anche una tela riferibile al secolo XVIII, opera di Pasquale Bianchi, pittore manduriano (restaurata nel 1999) e una reliquia di San Biagio venerata quale “ex gutture Sancti Blasii” cioè frammento della gola di San Biagio.