Feste - Tradizioni - Folklore
Le tradizioni fanno parte della storia di ogni paese e hanno il privilegio di far rivivere le antiche manifestazioni civico-religiose. Nel corso dell’anno trovano ciclica riproposizione alcune particolari tradizioni le cui origini si perdono nella notte dei tempi, altre invece sono state introdotte soltanto di recente. La prima manifestazione è legata alla festa in onore di S. ANTONIO ABATE (17 gennaio) cui anticamente era dedicata una cappella edificata con l’obolo dei fedeli. Un tempo vi era l’usanza di accendere piccoli falò per le strade intorno ai quali si riuniva la gente a far festa. La tradizione popolare riteneva il santo abate protettore degli animali e mitico guaritore da una malattia della pelle “il fuoco di s.Antonio” appunto, un tempo mortale. Attualmente è tutto concentrato in una breve processione con la banda, alla benedizione dei pani (pupi ti sant’Antoniu), degli animali e del fuoco con l’accensione di un unico grande falò (d’onde l’espressione dialettale “Sant’Antoniu ti lu fuecu”) fuori l’abitato: si tratta di un enorme piramide di tralci di vite appena potata a cui si da fuoco la sera della festa per ottenere la protezione del santo. Nel 1990 privati cittadini hanno donato alla chiesa matrice un’artistica statua lignea del santo. Segue il CARNEVALE AVETRANESE che con le mascherine e i carri allegorici è un momento di aggregazione sociale e incontro per gli avetranesi. L’idea di un Carnevale Avetranese prese corpo nel 1973 per merito della locale associazione Pro-loco e riuscì nell’intento di coinvolgere completamente la cittadinanza nell’intero corso delle feste carnevalesche con l’allestimento di pittoreschi carri allegorici. Tra la fine degli anni ’80 e l’inizio degli anni ’90 tale manifestazione ha tuttavia conosciuto un periodo di lento e inesorabile declino fino a quando la ricostituita associazione Pro-loco non è tornata al timone della sua organizzazione. Si è persa inoltre nel tempo la tradizione della Quaremma (quaresima), una specie di pupazzo con sembianze femminili vestita a lutto e appeso per le vie del paese al termine del carnevale (in dialetto Carniali”). Affianco ad essa (ritenuta dalla credenza popolare moglie di carniali) erano appesi il fuso, la conocchia, l’arcolaio e sette taralli a simboleggiare le sette settimane di penitenza prima della festa di Pasqua. Il 19 marzo di ogni anno continua a vivere l’antica tradizione della “Tria di S.GIUSEPPE.” La festa in onore del santo è molto sentita in Avetrana ed accompagnata da una serie di antiche e prelibate tradizioni astronomiche. Il giorno della ricorrenza ha inizio con la celebrazione della messa mattutina nella cappella del santo (sec. XVIII) di proprietà della famiglia Briganti, al termine della quale ha luogo la benedizione e la distribuzione dei pani, i cosidetti “pupi di S.Giuseppe” come segno di devozione verso il santo. Segue sul tardi la processione per le vie del paese con la statua del Santo, a cui partecipa l’arciconfraternita dell’Immacolata. A mezzogiorno con l’allestimento delle tavole imbandite nella piazza centrale viene benedetta dal sacerdote la “tria” (una specie di tagliatella) che subito dopo viene distribuita ai presenti per la degustazione generale in tutte le sue specialità gastronomiche. Il termine dialettale tria è antichissimo e deriva dall´arabo itrya, che significa "pasta secca". L’offerta di un pasto accomuna nella tradizione molti dei nostri paesi che nel passato hanno ospitato nuclei di colonie di provenienza albanese. Il rito folclorico della tria, anticamente predisposta in “mattre”( grossi cassoni di legno adibiti alla manipolazione della farina) nasce come distribuzione di un pasto ai poveri e ai diseredati del paese. Tale “pranzo” era un tempo organizzato dai pochi benestanti risiedenti in loco. Successivamente diviene dono alimentare per sfamare i forestieri presenti e “offerta” sacra per ottenere la protezione del santo.Tale tradizione venne poi a poco a poco assimilata alla festa religiosa divenendone parte integrante. Di San Giuseppe esistono tracce iconografiche sia nella cappella che nella chiesa Matrice. Nella Cappella esiste una pregevole tela del secolo XVIII raffigurante la morte del santo e un’opera scultorea, busto, che lo raffigura. Mentre nella Chiesa Parrocchiale è conservata un’artistica statua in cartapesta; ne è autore il cav. Giuseppe Manzo di Lecce che la realizzò nel 1944. Ha subìto un restauro nel 1988 ad opera del maestro cartapestaio cav. Pietro Indino di Lecce. Un ultimo restauro conservativo è stato operato nel 2006 dall’artista leccese S. Merico. Essa fu realizzata in sostituzione di un’altra statua del santo andata distrutta da un violento temporale nel corso della processione dedicata al medesimo. Il 25 aprile si tiene da oltre vent’anni la “PASSEGGIATA ECOLOGICA”, nata all’inizio degli anni ottanta come momento di aggregazione e di sensibilizzazione alle tematiche ecologiche, sulla scia delle battaglie antinucleari che videro coinvolti i cittadini avetranesi. La varietà degli itinerari proposti, affrontati in “bike”, rappresenta per tutti un momento di scoperta e conoscenza delle suggestive bellezze naturalistiche e rurali che fan da cornice al territorio comunale. Il 28/29 aprile si svolge la FESTA DEL PATRONO S.BIAGIO. Nella credenza popolare S.Biagio è invocato come protettore dai mal di gola; tuttavia la sua protezione si estendeva ai tessitori, ai cardatori, agli strumentisti a fiato, agli animali e finanche ai fidanzati, all’acqua e ai pozzi. Un tempo non c’era casa ad Avetrana che non custodisse una immagine del patrono in onore del quale ardeva una lampada ad olio che sembrava avesse poteri miracolosi. Infatti quando qualcuno della famiglia aveva a che fare con tosse, laringiti, faringiti la donna più anziana intingeva le dita in quell’olio e ungeva la gola del malato. Nel giorno della festa del santo, il 3 febbraio, ha luogo la benedizione della gola in chiesa (un tempo questo giorno era legato all’accensione dei falò negli angoli delle strade del paese d’onde il nome dialettale di “San Biaggiu ti lu fuecu”, poi questa tradizione è andata via via scemando). Il 28 e 29 aprile invece la festa viene celebrata in modo solenne con la processione la vigilia e con due giorni di luminarie per le strade principali, le bande e i fuochi pirotecnici. Al santo, protettore di Avetrana è dedicata una FIERA: essa venne istituita il 15 marzo 1913 per i giorni 28/29 aprile. Tuttavia la lettura del documento originale rimanda ad un altro deliberato del 22 agosto 1863. In esso si chiede di anticipare la fiera dal 7 e 8 settembre (come da precedente decreto reale datato 15 agosto 1819) al 4 e 5 maggio. Attualmente la fiera inizia qualche giorno prima della festa vera e propria e si svolge dal 25 al 28 aprile. Il 12 e 13 giugno si celebra la festività di S. ANTONIO DA PADOVA, compatrono del paese, in onore al quale nel 1919 vene istituita una fiera il 4 e 5 settembre di ogni anno che però non ebbe però seguito. Da qualche anno è ritornata l’usanza di benedire il primo covone di grano in piazza Vittorio Veneto. La festa organizzata da un comitato facente capo alla Parrocchia “Sacro Cuore” ha il suo fulcro nella processione pomeridiana cui segue la S.Messa celebrata all’aperto al termine della quale ha luogo la benedizione e distribuzione dei pani, i cosiddetti “pupi di sant’antonio”. Da alcuni anni inoltre è stata ripresa la tradizione di abbellire le vie centrali con villa e luminarie in onore del santo con concerti musicali e bandistici. L’ESTATE AVETRANESE Anche questa manifestazione nasce da una brillante intuizione dell’Associazione Pro-loco negli anni’ 70 allo scopo di offrire qualche serata di spettacolo e svago a quei cittadini avetranesi che durante il periodo estivo restavano in paese. Attualmente la manifestazione presenta un palinsesto di serate ricco e vario patrocinato dall’amministrazione comunale. La rassegna di eventi “Estate Avetranese”, si tiene ogni anno tra luglio e agosto con serate musicali, sagre, teatro e cinema in piazza, organizzata da tutte le associazioni culturali presenti sul territorio coordinate dall’Amministrazione Comunale. LA GIOSTRA DEI RIONI Da un idea del gruppo-giovani della parrocchia S.Giovanni Battista nasce nel 1985 questa manifestazione che ha come suoi ingredienti i giochi e la pseudo-rievocazione storica di stile medievale. Con l’accurata regìa del Comitato Giostra dei Rioni il paese è stato diviso in quattro rioni o quartieri equivalenti dando loro i nomi storici di: Castello, S.Martino, Saraceno, S.Francesco. Ogni rione ha un suo emblema e un colore particolare che lo contraddistingue. Premio finale della competizione il palio consegnato al rione vincente e poi messo in mostra nella “sala degli stemmi” del Comune. Tutto ha inizio con il corteo storico in abiti d’epoca (principi, dame, paggi, giullari etc.) che attraversa le suggestive viuzze del centro storico. L’ultima sera, quella della premiazione, al termine del corteo ha luogo l’immaginaria rievocazione storica del solenne banchetto del principe Galeotto Pagano, signore di Avetrana tra il XV e il XVI secolo. L’appiglio storico cui si è ispirato il comitato per dar corpo a questo torneo è un episodio, narrato da alcuni storici, accaduto nel XVI secolo: un avetranese chiamato Chria tradito dalla fidanzata si era convertito alla religione musulmana e quindi arruolato tra i pirati turchi. Con cinque galee sbarcò presso Torre Colimena per assalire e saccheggiare il paese natio. Ma giunto nelle vicinanze del borgo commosso dalle note di una serenata a lui nota diresse la sua incursione verso S.Pancrazio che assalì e distrusse. Fin qui la storia. Da questo punto ha inizio l’ardito volo pindarico degli organizzatori che hanno immaginato scene di giubilo e gioia grande con musiche e danze tra gli avetranesi del tempo; e al culmine di tutto il principe Pagano che offre a tutti un sontuoso banchetto per festeggiare lo scampato pericolo. SAGRA “TI LA FRISA” Manifestazione, questa, diventata ormai un classico appuntamento della stagione estiva. Anno dopo anno essa richiama un numero sempre maggiore di visitatori, ed è certamente destinata a far parte del patrimonio culturale e popolare cittadino. Giunta alla IX edizione essa si svolge nel cuore dell’estate, prima metà del mese di Agosto, all’interno del suggestivo scenario della storica piazza Vittorio Veneto per poi snodarsi all’interno di quel palcoscenico naturale che è il centro storico dove i monumenti si alternano in un piacevole contrasto alle cosiddette “caseddi” (case piccole e basse) circondate da vicoli e viottoli. L’obiettivo è quello di proporre al pubblico la degustazione del prodotto principe, la tradizionale “frisa” appunto, condita in svariati modi per ricreare il sapore del Sole e della Terra. La frisa, o frisella, è un pane di piccole dimensioni prodotto esclusivamente con farina di grano duro. Un tempo i nostri contadini non potevano avere pane fresco ogni giorno. Così, nei loro forni di pietra e con il loro grano, producevano dei piccoli pani di forma circolare che, una volta cotti, venivano tagliati a metà e fatti essiccare come biscotti. In questo modo, il pane si conservava molto più a lungo. Fanno da contorno poi alla manifestazione tutta una serie di altre iniziative: la presentazione dei prodotti tipici, la degustazione del vino locale, la proiezione di documentari che illustrano i luoghi caratteristici del territorio, con un´attenzione particolare alle masserie e alle grotte, e infine spettacoli di musica popolare che coinvolgono fino a tarda notte un gran numero di spettatori.